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Ferrari: "Por victorias como las de Malasia es por lo que Alonso está con nosotros"
#47
Javier Rubio ‏ @JavieRubioF1 El editorial de Autosprint compara la victoria de Alonso a la de Senna en Donington 93 y la de Villeneuve en el Jarama en el 81


El artículo



Lunedì 26 Marzo 2012

Quando si vince con la macchina inferiore

[Imagen: 141855182_101.jpg]

Allora, c’è qualcuno dei facinorosi tifosi brasiliani che ha ancora voglia di parlare e vomitare insulti? La gara di Sepang sembra disegnata su misura per chiudere una volte per tutte le discussioni della settimana scorsa. Nemmeno il più abile degli sceneggiatori avrebbe potuto immaginare una trama così spettacolare, che ha messo in scena come attori protagonisti proprio i tre diretti interessati delle nostre discussioni: Alonso, Massa, Perez. Il campione, lo sconfitto e il rimpiazzo.

Alonso ha vinto con una macchina inferiore, da grande campione qual è, perché la Ferrari F2012 di questo inizio stagione è piena di difetti; è carente in trazione e velocità massima. E perde in prestazione man mano che si alleggerisce di benzina. Eppure Alonso ha macinato gli avversari che avevano monoposto più performanti, che si chiamassero Red Bull, McLaren, Sauber, Lotus o Mercedes. Come ha fatto? Semplice: perché è un Campione vero, con la C maiuscola.

Succede raramente che un pilota riesca a vincere con una macchina palesemente inferiore. È il sogno di tutti i corridori perché è il riconoscimento della propria bravura. La rivincita dell’Uomo sul mezzo meccanico, la supremazia del “manico” nel binomio Uomo-macchina. Come ho scritto su Autosprint, gli esempi di una dimostrazione di classe così plateale sono rarissimi. Senza andare a scomodare Nuvolari con l’Alfa Romeo al Nurburgring, mi vengono in mente - in tempi recenti - soltanto pochissimi episodi: la vittoria di Senna a Donington ‘93, quella di Gilles Villeneuve a Jarama ‘81. E ancora la rimonta di Senna a Montecarlo ‘84 sotto il diluvio. Mettiamoci anche le vittorie di Schumacher a Spa ‘92 (Benetton) e Barcellona ‘96 (Ferrari), anche se meno eclatanti.

Ecco, il trionfo di Alonso a Sepang 2012 è un’impresa paragonabile a quelle. Degna di entrare nella storia del motorsport. Il vero campione sa approfittare - in condizioni d’inferiorità - di quelle variabili impreviste che il destino gli offre per sconvolgere le gerarchie già scritte; per imporre i propri giochi e il proprio ritmo. Alonso ha intravisto una chance, l’ha afferrata coi denti e non l’ha lasciata andare. Si è fatto largo piano piano nel gruppo e ha macinato i suoi avversari uno alla volta. Senza un errore né una sbavatura. La gara perfetta. Certo, qualcuno ha fatto un errore e gli ha regalato la posizione (Grosjean, Button, il box McLaren con Hamilton, lo stesso Perez nel finale). Alonso ha avuto anche fortuna. Ma se l’è ampiamente guadagnata. E gli avversari possono soltanto prendersela con se stessi.

Prendiamo la gara di Massa al confronto: fino a un terzo di corsa stava andando anche benino. Era ottavo mentre Alonso era quinto, pigliava il suo mezzo secondo al giro istituzionale. Ma mentre Alonso lottava con Hamilton e teneva dietro le Red Bull, Felipe si difendeva da una Toro Rosso e dalla Force India. Finché non è andato in crisi come gli succede spesso. Con la sua guida piena di irruenza ha sbriciolato le gomme, nella foga di difendersi è andato fuori pista e ha buttato via diverse posizioni, allora ha perso la testa e per strafare ha rovinato la gara sua e della squadra che con una strategia azzeccata gli aveva montato per primo le slick. C’erano momenti in cui prendeva inspiegabilmente 5” al giro da Alonso e nel finale solo per 100 metri ha evitato l’onta del doppiaggio da parte di una Ferrari uguale alla sua. A pari macchina, il suo compagno ha vinto e lui è arrivato 15° a 97 secondi. Praticamente ultimo perché dietro di lui ci sono soltanto le Caterham, le Marussia e le Hrt, quelle che corrono in un’altra categoria, gli scarti della F.1. E alla fine invece di dire: “colpa mia”, se la prende con la strategia, con le gomme, con l’assetto. Come se li avesse decisi un altro.

C’è ancora qualche tifoso brasiliano che osa sostenere che la Ferrari dia una macchina più performante ad Alonso che a Massa? O che gli affidi una F2012 difettosa? Ci credeva pure lui a questa fandonia. Si è incapricciato alla vigilia, ha chiesto di cambiare telaio, gli hanno ricostruito una macchina nuova attorno a una scocca diversa perché credeva ci fosse un difetto strutturale in quella dell’Australia che mangiava le gomme e il risultato è stato identico. La controprova ha dimostrato che il problema di Massa è nell’Uomo, non nella macchina.

Io sono seriamente convinto che a Massa farebbe bene lasciare Maranello, togliersi di dosso la pressione che non riesce più a reggere e quel compagno scomodo e velocissimo e trascina-ingegneri che lo ha ubriacato. D’altronde era già successa a Felipe un cosa del genere: nel 2003 fece un anno di purgatorio facendo il collaudatore a Maranello dopo la stagione del debutto in cui la Sauber lo accusava di fare troppi incidenti e la sosta lo rigenerò forgiandolo e rendendolo più consistente.

Autosprint la scorsa settimana ha sollevato il problema-Massa dicendo quello che tutti pensano ma nessuno osava dire. Abbiamo indicato il nome di Sergio Perez come un possibile sostituto per tanti motivi: perché è giovane, motivato, è per metà sotto contratto del Cavallino quindi non ci sono onerose penali da pagare in un eventuale scambio Sauber-Ferrari.

Manco a farlo apposta, sette giorni dopo proprio il messicano si è dimostrato la rivelazione del Gp Malesia. Perez, il ragazzino, la scommessa che Autosprint aveva indicato come possibile e immediata alternativa a Massa, ha fatto la gara della vita. È una coincidenza o un segno del destino? Per noi di Autosprint è la dimostrazione che il nostro ragionamento non faceva una grinza, con buona pace di quelli che ci hanno attaccato e insultato. E che ora se non sono degli ipocriti, dovranno per forza ricredersi.

Intendiamoci: Perez non è la panacea di tutti i mali. È ancora troppo acerbo per affermare con assoluta certezza che diventerà un campione. Ma è l’unica vera alternativa presente che ha sotto mano la Ferrari perché Vettel è incedibile fino al 2015, Kubica è un punto interrogativo, Button e Webber sono ormai troppo maturi e Hamilton non piace a Maranello.

Alla Ferrari, ora che si è visto che la competitività a sprazzi esiste, serve un compagno veloce che affianchi Alonso, magari lo aiuti anche nei collaudi e porti punti preziosi per il campionato Costruttori. Il mondiale è aperto, apertissimo e con un po’ di fortuna si può combattere per il titolo. Ma un pilota solo non può lottare per la classifica a squadre dove si sommano i punti dei due compagni. Perciò, altro che terza macchina tanto invocata: si cominci a mettere in pista la seconda!

Alberto Sabbatini
twitter: @sabbatini

http://blog.auto.it/autosprint/03/26/vin...inferiore/
#LoMejorEstaPorLlegar 
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RE: Ferrari: "Por victorias como las de Malasia es por lo que Alonso está con nosotros" - por Melife1 - 27-03-2012, 00:57

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